Il testo di Sabrina Mahfouz, giovane drammaturga, poetessa, scrittrice angloegiziana, è un’altamente concentrata, altamente condensata, storia dell’acqua nel Medio Oriente: un concerto spettacolo in cui attraverso canzoni, racconti di miti antichi, cronache di guerre recenti, e scenari futuribili, impareremo a guardare con occhi diversi uno degli elementi più preziosi che ci siano sulla terra. L’acqua. Acqua che disseta, che lava, che trasporta, che genera energia, ma anche acqua utilizzata come un’arma, quando viene negata o razionata a piacimento: acqua come una pedina nello scacchiere geopolitico della Gran Bretagna.
Attraverso i secoli, fino ad arrivare al nostro tempo presente, decisioni politiche e militari sono state prese considerando l’acqua come un fattore strategico, e lo sarà sempre di più, se pensiamo che nel nostro futuro prossimo dovremo fare i conti con il depauperamento delle riserve idriche del pianeta. Il destino dell’acqua è indissolubilmente legato al passato colonialista che ha modellato i paesi del Medio Oriente, come anche le vite dei suoi abitanti: Sabrina ci presenta la sua testimonianza di donna “mezza” egiziana e “mezza” inglese, e ci fa capire che poco o nulla è cambiato. Nonostante le colonie abbiano ottenuto l’indipendenza, sono ancora economicamente legate ai Paesi occidentali che li hanno occupati e allo stesso tempo, anni di politiche di integrazione non hanno ancora spazzato via i preconcetti contro chi non è, o non è completamente, occidentale.
Economia, integrazione, ecologia, diritti umani, gender gap: ci viene richiesto di pensare in maniera trasversale e globale, e dobbiamo farlo ora.
traduzione Monica Capuani
regia Barbara Alesse
con Daniela Duchi, Deniz Ӧzdoğan, Andrea Nicolini
progetto suono Andrea Nicolini
fonico Lorenzo Sale