Libertà obbligatoria

Una compagnia, sorpresa in un momento di lavoro, prepara uno spettacolo. «È uno spettacolo collettivo – spiega il regista Emilio Russo – che sarà leggero e profondo, ironico ed emozionante». L’esito di questo gioco di teatro nel teatro è Libertà obbligatoria, capolavoro del teatro-canzone scritto nel 1976 da Giorgio Gaber e Sandro Luporini. Il lavoro è l’affresco di un’epoca, quella complessa e spesso contraddittoria di metà anni Settanta – e di quell’epoca racconta problemi, inganni, delusioni.

Russo sceglie di mantenere intatti i riferimenti storici agli anni Settanta, in cui i protagonisti sono reduci delle rivoluzioni mancate, scanzonati testimoni del declino dell’utopia del Sessantotto – i reduci di cui canta Gaber all’inizio dell’album che porta il lo stesso titolo dello spettacolo: «E allora ci siamo sentiti insicuri e stravolti, come reduci laceri e stanchi, come inutili eroi». Come sempre, nel teatro-canzone di Gaber e Luporini parole e musica vibrano assieme: è un racconto, impastato di felici contaminazioni, tracce di autoanalisi, feroce ironia accompagnato da uno sguardo non solo “esistenziale”, ma incredibilmente politico.

Dopo il successo di Far finta di essere sani, riallestito nella passata stagione, lo spettacolo, prodotto da Tieffe Teatro Milano in collaborazione con la Fondazione Giorgio Gaber per la celebrazione dei vent’anni dalla scomparsa del genio milanese, è una messinscena che non invecchia grazie alla divertente e affilata lettura del mondo del mitico Signor G. E anche per questo nuovo capitolo, è confermatissimo il cast: il gruppo Musica da Ripostiglio insieme ad Andrea Mirò ed Enrico Ballardini, affiancati da Gianluigi Fogacci e Lisa Galantini.

Durata dello spettacolo: 80 minuti.