PRIMA NAZIONALE
«Non dite che siete scoraggiati, che non ne volete più sapere.
Pensate che tutto è successo
perché non ne avete più voluto sapere».
Giacomo Ulivi, partigiano ucciso a 19 anni
Scrive Giorgina Pi: «D’oro sarà per sempre la storia di una generazione di ribelli che ha liberato l’Italia nel 1945. Il loro obiettivo era enorme: cessare la guerra per sdradicare davvero il nazifascismo. Una scelta di responsabilità collettiva, un’invocazione radicale di libertà. Una decisione estrema, un antifascismo esistenziale che pervase migliaia di persone giovanissime che cambiarono il corso della storia. Sedicenni che lasciano la propria casa per andare sulle montagne, altre che abbracciano l’attività clandestina all’insaputa della famiglia. Avevano al massimo poco più di vent’anni. D’oro era la loro ferma convinzione di trasformare la disperazione di un popolo in gioia. A partire dai meravigliosi racconti che ribelli quasi centenari fanno a Gad Lerner e Laura Gnocchi in Noi partigiani affideremo quella memoria luminosa a adolescenti che di quella esperienza si prenderanno cura a ottant’anni di distanza. Un atto psicomagico, una reincarnazione possibile e necessaria. Un dialogo tra esistenze ingiustamente spezzato, che ci chiama urgentemente adesso perché D’oro è il sesto senso partigiano, senza tempo».
È una vocazione rabdomantica che fa percepire la metafisica del fascismo, il pericolo diffuso: razzismo, sessismo, militarismo, retorica nazionalista e fa agire. Infine, non meno importante, D’oro è la medaglia alla Resistenza della città di Genova per la sua autoliberazione quando, quella sera del 25 aprile 1945 a Villa Migone, residenza del cardinale Boetto, il generale Günther Meinhold fu costretto a firmare l’atto di resa davanti all’operaio Remo Scappini, la cui moglie Rina, incinta, era stata seviziata dai nazifascisti fino a farle perdere il bambino. Quel foglio di carta al punto 2 imponeva che le truppe tedesche consegnassero le armi nelle mani dei partigiani. C’era scritto proprio così: partigiani. L’indomani entrarono in città gli americani, e rimasero stupefatti: «A wonderful job».
La mattina del 26 aprile Paolo Emilio Taviani, a nome del CLN, poteva annunciarlo via radio: «Per la prima volta nella storia di questa guerra un corpo d’esercito si è arreso a un popolo».
Lo spettacolo D’oro. Il sesto senso partigiano è il momento culminante di un ampio progetto speciale che prenderà vita attraverso un percorso di incontri, pensati come tappe di avvicinamento alla giornata dell’Ottantesimo anniversario della Liberazione e rivolti principalmente alle nuove generazioni, oltre che a una serie iniziative partecipate che coinvolgeranno la cittadinanza.
A dare linfa al progetto, ideato da Davide Livermore, un comitato d’onore composto dalla senatrice a vita della Repubblica Italiana Liliana Segre, il costituzionalista Augusto Antonio Barbera, il Presidente dell’ANPI Gianfranco Pagliarulo, il Presidente dell’Istituto Parri Paolo Corsini, e lo storico Giovanni De Luna.
Realizzato anche grazie al sostegno di COOP Liguria D’oro. Il sesto senso partigianosi avvale del patrocinio di ANPI, Istituto Nazionale Ferruccio Parri, Università Studi di Genova, Conservatorio Niccolò Paganini, Ufficio Scolastico Regionale Genova e della collaborazione di ILSREC – Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea “Raimondo Ricci”, Fondazione per la Cultura Palazzo Ducale Genova, la Feltrinelli, Acquario di Genova e Teatro Necessario. Main media partner Rai Radio3.
Una replica speciale nel pomeriggio del 25 aprile vedrà la presenza del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.
Partner
Produzione
Teatro Nazionale di Genova
Drammaturgia e regia
Giorgina Pi
Direzione artistica
Davide Livermore
Interpreti
Monica Demuru, Valentino Mannias, Francesco Patanè, Aurora Peres e un coro di cittadini e cittadine
Orari spettacolo
venerdì
25.04
20:30
domenica
27.04
18:00
Sede legale
piazza Borgo Pila 42, 16129 Genova
010 53421
teatro@teatronazionalegenova.it
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P.IVA / Codice fiscale 00278900105
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