«Mia sorella Camille aveva una bellezza straordinaria, e anche un’energia, un’immaginazione, una volontà eccezionali. E queste superbe doti non sono servite a nulla: dopo una vita estremamente dolorosa, è arrivata a un completo fallimento… Gli splendidi doni che la natura le aveva offerto sono serviti soltanto a renderla infelice…». Paul Claudel
Camille Claudel (1864-1943) fu la più grande e riconosciuta scultrice di tutti tempi, vittima di un doloroso processo di “distruzione del talento femminile” ad opera del suo maestro e amante, della famiglia e delle società di cui ci dà lucida lettura, riscattandola come vittima di un sistema coercitivo, Dacia Maraini nel suo testo teatrale, a cui presta il volto e il corpo Mariangela D’Abbraccio.
Camille, scultrice allieva di Alfred Boucher, a diciott’anni conobbe August Rodin, al tempo già quarantunenne, se innamorò e divenne sua musa e amante. Fra Rodin e la Claudel nacque un legame che travalicò il rapporto amoroso per diventare fonte d’ispirazione artistica ed energia creativa per entrambi. Rodin “narra” l’evolversi del suo amore verso la Claudel in numerosi disegni che sono allocati presso il Museo Rodin a Parigi. Quegli anni di intensa passione finirono con la creazione della scultura in bronzo La Valse, del 1891, che Camille scolpì dopo la relazione col compositore Claude Debussy. La relazione con Rodin, si concluse lasciando Camille prostrata nel dolore ma determinata a intraprendere un percorso personale di autoaffermazione. Nascono in questi anni opere come Clotho nel 1893, le varie versioni di la Petite Châtelaine, iniziato nel 1893 e poi ripreso nel 1895 e nel 1898, e nel 1907, l’Age mûr, il suo capolavoro.
Dalla fine della storia d’amore per Rodin emergono i segni di un disordine mentale che Camille espresse poi nel processo di annientamento di se stessa e delle sue opere. Incompresa e ignorata dalla madre e dal fratello Paul, nel 1913 fu fatta rinchiudere e abbandonata a se stessa in un manicomio vicino Parigi. Successivamente trasferita nel manicomio a Montdevergues, vi morì il 19 ottobre del 1943, in solitudine ed aspettando invano la visita del fratello e della madre, alla quale aveva ripetutamente chiesto di essere riaccolta in casa. Restano innumerevoli lettere, pagine scritte, frasi, immagini e disegni per tratteggiare la sua storia. Lo spettacolo raccoglie i pensieri, le frasi, i suoni, le emozioni della sua lunga prigionia durata trent’anni. Le sue opere e la sua arte sono solo ricordi di emozioni ormai lontane. La luce dei ricordi filtra attraverso dispositive, istantanee in cui forme scultoree e colore entrano come personaggi.
Durata dello spettacolo: 1 ora e 10 minuti.
Per conoscere le altre iniziative del Festival visita il sito eccellenzalfemminile.it
Produzione
Schegge di Mediterraneo, Festival dell’Eccellenza al Femminile
Regia e immagini
Consuelo Barilari
Interprete
Mariangela D’Abbraccio
Luci
Liliana Iadeluca
Scenografo assistente
Cri Eco
Progetto video e suono
Sound Fiction
Sede legale
piazza Borgo Pila 42, 16129 Genova
010 53421
teatro@teatronazionalegenova.it
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