«Quando da bambino/ Non vieni amato, quando non c’è amore/ Quando hai questa sensazione che non riesci a spiegare/ Questa sensazione dentro di te, che non riesci a spiegare/ Non sai dire cos’è, non puoi dire che è mancanza d’amore/ Perché non hai le parole/ Hai solo questa sensazione, ma non hai le parole/ Le parole per dire che nessuno ti ama. Non amato». Così inizia Benji, testo teatrale scritto da Claire Dowie, presentandoci subito la crepa dentro la quale si dipanerà e costruirà la vita di una bambina, poi ragazza.
Benji racconta di un grave disagio psichico, mettendo in scena una personalità scissa che per esistere in una collettività oppressiva deve crearsi un amico immaginario. Attraverso il racconto della sua vita, dall’infanzia, piano piano si disvelano le emozioni più profonde di questa giovane donna, entrando nel vortice del suo pensiero e del suo disagio. Qual è il confine tra normale e non? Quale forza e azione ha l’ambiente circostante nella crescita della propria identità, più o meno solida? La ferita in Benji è esistenziale, con lei assistiamo al suo dolore di vivere, alla sua incapacità di capire e capirsi. Insieme a lei ci ritroviamo catarticamente impotenti di fronte alla sofferenza mentale, alla rabbia, alla mancanza d’amore… che troverà forse, un riscatto alla fine del suo racconto. Della giovane donna sappiamo tutto, ma non il nome. Benji è il nome della sua amica immaginaria, prodotto di una mente bambina, che cerca riparo e equilibrio in una realtà altra. Benji è “una peste, una canaglia, una vera bestia”, come dice lei. È tutto ciò che dentro di lei urla per essere ascoltata e aiutata. Ma non riesce ad essere accolta dal mondo esterno, dai genitori, dai professori, dai medici.
Il testo mette in luce anche il grande tema del destino intrecciato tra genitori e figli, della difficoltà di essere dall’una e dall’altra parte, dell’incapacità di ascoltare un figlio diverso dalle aspettative, di qualcuno che non risponde come dovrebbe, come ci si aspetterebbe. Benji ci commuove immensamente, non possiamo far altro che viaggiare con lei per capire meglio le fragilità che ci appartengono. Ad ognuno di noi.
Durata dello spettacolo: 1 ora e 10 minuti.
Martedì 6 dicembre alle ore 19 prima dello spettacolo presso il Teatro Gustavo Modena avrà luogo un incontro con Massimo Recalcati dal titolo I labirinti del desiderio. Prenotazioni a questo link. Biglietti spettacolo + incontro € 10.
Per conoscere le altre iniziative del Festival visita il sito eccellenzalfemminile.it
Produzione
Associazione Culturale Inarte
Traduzione
Anna Parnanzini e Maggie Rose
Regia
Pierpaolo Sepe
Interprete
Chiara Tomarelli
Costumi
Barbara Bessi
Sede legale
piazza Borgo Pila 42, 16129 Genova
010 53421
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