Ciarlatani

La vita di un artista è un oscillare perenne tra frustrazioni ed esaltazioni, una ricerca affannata del progetto che segni la svolta o del ruolo che consacri l’interprete al grande pubblico. Ma se il teatro è troppo snob, il cinema troppo pop, la tv troppo commerciale, come resistere? Chi decide cosa ha valore e cosa no? Pablo Remón, autore e regista di Ciarlatani – che ha debuttato con successo la scorsa stagione al Festival Dei Due Mondi di Spoleto –, mette in scena uno spettacolo che è un’architettura di racconti paralleli dal sapore romanzesco, vite di attrici e registi, emergenti o già dimenticati.

«Un testo insolito», come scrive Masolino d’Amico su La Stampa, che gioca con i linguaggi propri dell’arte del fingere, ora classici e impostati, ora asciutti e cinematografici. Usa la finzione per riflettere sulla finzione stessa: chi essere e come apparire, quale ruolo assumere in scena o nella realtà sono del resto questioni che riguardano tutte e tutti in quanto “attori” della vita. Una compagnia con in testa Silvio Orlando insieme a Francesca Botti, Francesco Brandi e Blu Yoshimi porta in scena quella che Remón stesso definisce «una satira sul mondo del teatro e dell’audiovisivo», in cui si muovono oltre venti personaggi e micro-trame stratificate ma in qualche modo in relazione tra loro.

Il drammaturgo madrileno si serve della precarietà e dell’incertezza della vita dei due protagonisti, Anna e Diego, due artisti in crisi per ragioni opposte, come pretesto per riflettere sull’inganno del successo, sul peso che diamo all’essere riconosciuti dagli altri, sul fallimento, sulle aspirazioni. Come sottolinea Emilia Costantini sul Corriere della Sera, Ciarlatani è «un’analisi del successo mediatico cui aspirano non solo i personaggi, ma cui forse aspiriamo tutti».

Durata dello spettacolo: 1 ora e 45 minuti senza intervallo.