Con uno strepitoso impianto scenico che si avvale di oltre 50 mq di ledwall e un’abbacinante parete a specchio, una compagnia di quasi quaranta artisti e una ventina di tecnici per un totale di quattro ore e mezza di spettacolo, Davide Livermore porta in scena a Genova e Torino l’intera Orestea di Eschilo, unica trilogia tragica del teatro greco antico giunta sino a noi nella sua completezza.
Nel progetto nato dalla collaborazione tra l’INDA – Istituto Nazionale del Dramma Antico e il Teatro Nazionale di Genova, che si avvale della nuova traduzione di Walter Lapini, le tre tragedie dedicate alle sanguinose vicende degli Atridi – intitolate Agamennone, Coefore ed Eumenidi – vengono rappresentate in due spettacoli: Agamennone e Coefore / Eumenidi, dopo il debutto nel 2021 e nel 2022 al Teatro Greco di Siracusa, vengono adesso riallestiti a Genova al Teatro Ivo Chiesa, con la rara possibilità di vedere l’intera saga in due “puntate” ravvicinate o in formato “maratona” nella stessa giornata.
Interpretati da un cast brillante e coeso, in cui spiccano le presenze di Laura Marinoni, Sax Nicosia, Giuseppe Sartori, Gaia Aprea, Olivia Manescalchi, Stefano Santospago, Anna Della Rosa, Giancarlo Judica Cordiglia, Linda Gennari e Maria Grazia Solano, i due spettacoli andranno in scena a Genova al Teatro Ivo Chiesa dal 14 al 25 marzo (Agamennone dal 14 al 19 marzo, Coefore / Eumenidi dal 21 al 25 marzo, i due spettacoli nella stessa giornata il 19 e il 25 marzo) e subito dopo a Torino al Teatro Carignano dal 28 marzo al 6 aprile (Agamennone dal 28 marzo al 2 aprile, Coefore / Eumenidi dall’ 1 al 6 aprile, i due spettacoli nella stessa giornata l’1 e il 2 aprile).
Scritta nel 458 a.C. l’Orestea parla di giustizia e vendetta, maschile e femminile, polis e sfaldamento della società. Agamennone torna ad Argo vittorioso dalla guerra di Troia: è un re che ha un mantello di sangue dietro di sé, a iniziare dal sacrificio della figlia Ifigenia. Assetata di vendetta, la moglie Clitennestra, con la complicità del suo amante Egisto, lo uccide. Dopo dieci anni, il figlio Oreste, spinto dal dio Apollo a vendicare la morte del padre, commetterà il terribile matricidio che scatenerà l’ira delle Erinni. Solo l’intervento della dea Atena, che istituisce il primo processo della storia, interromperà la catena di sangue e le temibili Erinni si trasformeranno nelle benevole Eumenidi.
«Giustizia è l’idea fondamentale della trilogia e attorno alla quale gira tutta la storia dell’uomo. Una giustizia i cui labili confini vengono costantemente messi in discussione» afferma Davide Livermore. Perché se è vero che Eschilo con Orestea racconta il passaggio dalla legge del taglione alla giustizia amministrata da un tribunale, allo stesso tempo ne mette subito in evidenza i limiti, descrivendo un processo falsato, in cui l’avvocato di Oreste è lo stesso dio Apollo e con il voto della dea Atena determinante per l’assoluzione finale.
I video di D-Wok che alludono a oscuri presagi o terribili fatti di cronaca, gli splendidi costumi (firmati da Gianluca Falaschi) che rimandano agli anni Trenta e Quaranta, le musiche originali di Mario Conte e Andrea Chenna, le scene firmate dallo stesso Davide Livemore e da Lorenzo Russo Rainaldi, le luci di Marco De Nardi che bagnano di sangue il palcoscenico, le luttuose figure del coro: tutto contribuisce a restituirci l’immagine di una società sull’orlo del tracollo.
«La narrazione di questa vicenda è vicina ai nostri tempi. Abbiamo la responsabilità di dare vita alle parole della tragedia, che racconta le umane fragilità» continua ancora Davide Livermore. «In un momento storico come questo, mentre una guerra rimbomba alle porte dell’Europa, il teatro deve porsi l’obiettivo di ricreare la comunità. Diciamo agli spettatori: quel che state guardando ci riguarda, sta parlando di noi».