Cerchiamo attori e danzatori entro il 4 novembre 2020
Il Teatro Nazionale di Genova invita 20 artisti tra attori e attrici, danzatori e danzatrici a partecipare alla chiamata per la realizzazione di “EDIPO: IO CONTAGIO – scena e parola in MOSTRA nella Tebe dei Re”.
Un progetto straordinario, fuori programma, ideato e voluto da Davide Livermore e dal Teatro Nazionale di Genova come intervento immediato per riaffermare l’importanza della cultura teatrale nella società in tempi di crisi e per proteggere e tutelare l’occupazione dopo l’ultimo DPCM, che ha previsto la chiusura dei teatri italiani. Un progetto che è un omaggio all’arte teatrale, partendo dalla tragedia perfetta, “Edipo Re” di Sofocle, opera paradigmatica per questi tempi dolorosi.
Realizzato in collaborazione con la Fondazione per la Cultura Palazzo Ducale Genova, “EDIPO: IO CONTAGIO” prevede la realizzazione di una mostra-istallazione performativa, in programma dalla prima decade di novembre per circa quattro settimane.
DETTAGLI
Cerchiamo 20 artisti tra attori / attrici e danzatori / danzatrici, max 40 anni, che risiedano, abitino o abbiano studiato a Genova o in Liguria.
Il compenso sarà di 80 euro lordi giornalieri, per una scrittura che può variare tra gli 8 e i 10 gg.
Gli artisti selezionati saranno suddivisi in “squadre” da 6 persone ciascuna (composte da attori / attrici e in piccola parte da danzatori / danzatrici), che si alterneranno, lavorando dal sabato alla domenica della settimana successiva, con 1 giornata di prove.
Gli orari di apertura della mostra saranno dal martedì al venerdì dalle ore 15 alle 19, il sabato e la domenica dalle ore 11 alle 19.
Questo progetto vuole essere un atto di resistenza e militanza. Il Teatro Nazionale di Genova risponde anche così alle legittime e condivise richieste di occupazione e tutela delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo.
IL TESTO DA LEGGERE NEL VIDEO
(solo per gli attori)
Figli miei, siate certi che conosco bene quello che vi ha spinto qui, conosco i vostri desideri. So bene quanto state soffrendo, eppure non uno di voi soffre quanto soffro io. Il vostro dolore colpisce uno solo di voi, uno solo, e nessun altro; mentre il mio cuore piange allo stesso tempo per la città, per me stesso per tutti voi. Non avete risvegliato qualcuno mentre dormiva, siatene certi, avete invece trovato un uomo che aveva già pianto molto, che aveva percorso molte vie nel vagare della sua mente. Ho inviato a Delfi, santuario di Apollo, mio cognato Creonte, figlio di Meneceo, a chiedere che cosa io posso fare o dire per salvare la città di Tebe.
….Ma sarò io a scoprirlo, ricominciando dal principio. Perché, chiunque sia stato l’untore, potrebbe voler fare del male anche a me, con la stessa mano. Quindi, vendicando i morti, agisco anche per me. Presto figli miei, alzatevi da questi gradini con le vostre insegne da supplici e qualcuno chiami a raccolta il popolo di Tebe, perché io farò di tutto, e avremo successo, con l’aiuto di dio, oppure cadremo.
Edipo Re, vv 58-72 ; 133-146